Maria Grazia Palermo - pittrice

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La mia pittura

  E’ quasi inevitabile lasciarsi catturare dalla sfilata di tutti i temi cruciali: l’intesa, il dubbio, la solitudine, la malinconia,… che affiorano dai quadri di Maria Grazia Palermo. Una creatività potente e appassionata che offusca la mera soddisfazione della vista, per comunicare invece, le tensioni esistenziali più intime, proprie di una ipersensibilità fuori dal comune. Un’arte, che abbandona l’euforia chiassosa, rifugiandosi nell’introspezione, indagando gli aspetti più reconditi dello spirito, fino quasi ad  “accarezzare l’anima” dell’osservatore.

   I suoi quadri sono la sintesi, il punto di arrivo di un processo vissuto, sentito, sofferto e finalmente maturato e sfociato in una revisione mentale della realtà, vissuta intensamente, filtrata attraverso l’animo e le sue molteplici sfaccettature. La realtà, in fondo e dunque anche l’arte, hanno radici legate ad un passato sempre presente, vivo in ogni uomo di oggi come di ieri, che soffre, gioisce, grida….Come le sue donne, studiate con amore e accuratezza e poi raccontate con semplicità e con umiltà, quasi a giustificazione di quanto riesce, prima a concepire e poi a rendere così efficacemente vivo sulla tela.

   Si rimane colpiti e sorpresi da una tecnica curata e precisa nei minimi particolari. In un mercato dell’arte tanto variegato, con poche regole e in continua evoluzione, l ’artista continua a elaborare la sua arte, per renderla sempre più aderente al proprio tempo, sempre più interprete dei sentimenti del mondo. Plasticità e colore sono sempre presenti nelle sue tele e si amalgamano in atmosfere buie, dove la luce gioca il ruolo del protagonista. Le scelte cromatiche non sono affatto casuali, anzi le tonali prevalenze ora accese, ora cupe, esprimono perfettamente i suoi altalenanti stati d’animo, che sono poi quelli di ognuno di noi. La pittura di Maria Grazia Palermo è, dunque, molto genuina e non risente di influenze esterne dettate da mode, dettami sociali o altro. La sua è costante ricerca del bello e dello spiritualenon certo dell'artefatto.

Prof. Guccione


 
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